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Dipendenza e co-dipendenza affettiva, esercizi e strategie per liberarsene

11 Feb

Non sono un medico e nemmeno una terapeuta, sono una persona che soffre di dipendenza affettiva e che da più di dieci anni sta cercando di uscirne, ho fatto percorsi di psicanalisi, di counseling naturopatico e di kinesiologia emozionale, terapia con i fiori di bach, ho letto libri e articoli e persino seguito vari terapeuti su youtube quindi credo di poter assumermi tranquillamente le responsabilità di scrivere qualcosa su questo argomento, che per me è molto importante perchè ve lo dico sincera e con il cuore in mano: Non ne posso più.

Che cos’è la dipendenza affettiva?

Come scrive la Dott.ssa Laura Cacicco, piscologa e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale presso l’Istituto IPSICO di Firenze e presso il suo studio professionale a Forte dei Marmi:

La dipendenza affettiva disfunzionale è definibile come uno stato patologico in cui la relazione  di coppia è vissuta come condizione unica, indispensabile e necessaria per la propria esistenza. All’altro viene attribuita un’importanza tale da annullare se stessi e non ascoltare i propri bisogni. Tale meccanismo viene perpetuato per evitare di affrontare la paura più grande: la rottura della relazione. È una condizione relazionale negativa, caratterizzata da assenza cronica di reciprocità nella vita affettiva, che tende a creare malessere psicologico e/o fisico.

Le cause da cui scaturisce la dipendenza affettiva possono essere molteplici: la dipendenza affettiva può nascere da un trauma, la perdita improvvisa di qualcuno a noi caro, il non aver ricevuto amore e attenzioni sufficienti da farci sentire al sicuro mentre compivamo i primi passi nel mondo, una cattiva educazione o un cattivo esempio durante la nostra crescita all’interno della nostra famiglia e il poco amore verso se stessi sono solo alcune delle cause e dell’origine di questo disturbo.

Come guarire dalla dipendenza affettiva?

Sicuramente da soli è molto dura, quindi un percorso terapeutico è più che consigliabile,

io personalmente credo che non esista comunque una formula che vada bene per tutti,

credo inoltre che questi disturbi si nascondano bene bene dentro di noi dietro una porta serrata, a noi spetta il compito di trovare la chiave giusta per aprire questa porta, guardarci dentro e fare ordine, una sorta di pulizia di primavera passando in rassegna tutto quello che c’è dentro questa stanza, buttando ciò che ormai è vecchio e non serve più per fare entrare il nuovo (nuove consapevolezze, nuove idee di se stessi e del mondo, nuove amicizie, nuovi lavori, nuovi progetti, nuovi modi di vedere le cose). Una volta fatto questo enorme lavoro, probabilmente è solo in questo momento che possiamo iniziare davvero a lavorare sulla nostra dipendenza dagli altri o dalle relazioni con gli altri.

Arrivati a questo punto, abbiamo preso coscienza del fatto che il nostro approccio è totalmente disfunzionale e non sappiamo come cambiarlo, o almeno io non so come fare, lo ammetto.

Mi è stato detto che dovrei riempire quel vuoto da sola, con il mio amore verso me stessa, che bisogna amare se stessi, e io li ho mandati al diavolo.

Non so voi io sono sagittario ascendente ariete, queste risposte mi danno i nervi. Dicono che quando una cosa fa male inizia a curare ma a me sinceramente importa poco, trovo che possa essere un’informazione giusta da dove partire, ma parliamoci chiaro: mi fa sentire ancora più stupida, inadeguata e mi allontana dall’obiettivo perchè mi fa sentire ancora meno amata; quindi senza ulteriori sensi di colpa mi sento di rivolgermi ai lettori, sperando che ci sia qualche terapeuta tra loro che non userà più questa tattica con persone così testarde come me.

Mi è stato detto che la dipendenza affettiva non è altro che nutrimento per il Corpo di Dolore, il demone che vive in noi e si nutre delle nostre emozioni negative, delle nostre paure/angosce, tanto da crearne sempre di nuove per poter sopravvivere nel nostro organismo e a questo proposito lascio questa perla: se avete un po’ di tempo vi aiuterà ad uscire dal loop in cui il demone vi trascina di tanto in tanto (con me ha funzionato e sono riuscita a vincere il pessimismo che mi ha accompagnato in tutta questa Pandemia)

https://www.youtube.com/watch?v=evWvTAb1BIU&t=4031s

Mi è stato detto che per vincere la dipendenza affettiva non è utile lasciare la relazione in cui ci si trova, si rischierebbe infatti di soffrire per il distacco (lo stress post chiusura della relazione è già difficile in un soggetto “sano” figuriamoci per una persona dipendente) ma soprattutto si rischierebbe di finire in un’altra relazione tossica. Siamo in questa Terra per imparare ed evolvere come anime e finchè non impariamo la lezione questa si ripresenterà anche nelle future incarnazioni, quindi non abbiamo scampo.

Mi è stato consigliato dunque di imparare a stare da sola anche all’interno di una relazione, questo mi ha un po’ rincuorato, ma ancora non è bastato.

Mi è stato detto è molto importante stare nel cuore e aprirlo, la dipendenza affettiva infatti tende a chiuderlo, non siamo in una fase di apertura del cuore ma di vera e propria crisi di astinenza.

Mi è stato detto di dominare la mia mente e non lasciarmi dominare da lei, e mi è stata consigliato di fare meditazione quotidiana per allenarmi a farlo, infatti si tratta di fare un vero e proprio allenamento e diventare i Rocky Balboa delle meditazioni di Osho o di Ho’oponopono (di cui ho già pronto un articolo che vorrei condividere con voi) e ci sto provando.

Qual’è dunque la soluzione alla dipendenza affettiva?

Io innanzitutto voglio dire che non ho nessuna verità in tasca e che anzi chiedo l’aiuto del pubblico, scrivetemi pure se siete nella mia stessa condizione, se ne siete usciti vittoriosi, come avete fatto, condividete pure la vostra opinione, a me farebbe molto piacere che questo blog diventasse anche uno spunto di riflessione e di ricerca dove le persone possano trovare una strada per la propria crescita personale e spirituale.

Oggi mi sono svegliata creativa e voglio inventare una nuova strategia usando l’importanza e la magia della parola del cui enorme potere ho già parlato in altri articoli come ad esempio ne “La notte buia dell’anima”.

L’esercizio vincente per liberarsi della dipendenza affettiva.

Se siete giunti fino alla fine di questo articolo allora siete già consapevoli di soffrire di questo disturbo, oppure ne avete appena preso coscienza: il terrore di chiudere una relazione che non vi rende felici, se la vostra relazione è più importante del vostro benessere: siete davanti ad una storia di dipendenza che con l’amore non ha nulla a che fare.

Detto questo io propongo un esercizio divertente: Se invece di chiamarla dipendenza affettiva trovassimo un nome con cui chiamare questo disturbo?

1-Ciascuno di noi deve trovare il nome alla propria dipendenza, può essere un nome proprio di persona, di cosa, di animale, di città,

2- Deve essere un nome buffo o tragicomico che ci faccia rendere conto di quanto sia ridicolo continuare ad aggrapparci a questa condizione e lasciare che sia lei a guidare la nostra esistenza (Non credo che lascerei le decisioni importanti della mia vita ad un koala che si chiama Elvira e vive nel nostro giardino e cerca le coccole da ogni passante e se uno si ferma un po’ di più ecco che il povero koala Elvira non riesce più a staccarsi da lui/lei).

3- Questo nome e l’immagine che abbiamo costruito nella nostra testa deve farci provare pena e tenerezza per questa condizione così patetica, tanto che all’inizio ci farà ridere e dopo un po’ ci farà riacquistare il nostro potere su di essa. (Una risata ti seppellirà, per la serie..)

Chi decide? Il koala Elvira, la vecchia nonna Abelarda? O finalmente siamo noi che con questo atto psicomagico alla Jodorosky, ci liberiamo di questo fardello……e finalmente iniziamo a vivere?

Fatemi sapere

Buona psicomagia a tutti!

Axè

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